Da 0 a 18 anni

Cittadini si nasce

Negli Stati moderni, ogni persona diventa cittadino fin dal primo istante della sua vita. Questo significa che ad ogni individuo vengono riconosciuti quei diritti che il suo Paese stabilisce come tali. Per esempio il cittadino italino ha diritto fin da quando nasce ad avere dei beni di sua proprietà, ad essere legalmente tutelato, a muoversi senza restrizione alcuna sul territorio nazionale. Essere cittadini significa anche assumere tutti i dovere che lo Stato prevede: in italia per esempio, rispettare la costituzione, fino al 2005 entrata in vigore della legge Martino, prestare il servizio militare, pagare le tasse. Avere la cittadinanza in uno Stato significa in sostanza questo: godere di alcuni diritti esclusivi ed essere legato a certi obblighi cui non ci si può sottrarre.

Bambini e Ragazzi – cittadini a tutti gli effetti?

Solo le persone a cui viene riconosciuta la “capacità di agire” godono di tutti i diritti del cittadino e risponono di tutti i loro doveri. La capicità di agire è la capicità di compiere atti giuridici (per esempio firmare il contratto di compravendita di una casa), di godere dei diritti previsti dalla costituzione (per esempio votare) e di assumere obblighi (per esempio pagare le tasse). La capacità di agire viene riconosciuta per legge a tutti coloro che hanno compiuto diciotto anni. A diciotto anni, quindi, non si è più minorenni, bensì maggiorenni e cittadini in senso completo. Essendo considerato “incapace di agire”, il minorenne non può difendere personalmente i propri diritti, bensì deve affidarsi ad altri che li defendono per lui. Per sempio la legge dice che il minore ha diritto di frequentare la scuola; ma è la famiglia che gli deve poi rendere possibile la frequenza iscrivendolo, procurandogli i libri di testo, controllandolo e così via. E ancora, la legge stabilisce che il minore ha diritto ad una famiglia; ma se un bambino è senza famiglia, non può scegliersene una a piacere, bensì deve accettare quella che l’autorità giudiziaria sceglie per lui. Quanto a doveri, fondamentalmente la legge ne assegna uno solo al minore: quello di accettare sempre – tranne in pochi casi – le decisioni che persone adulte prendono su di lui e per lui. Ma allora – ci si chiederà – il minore non ha personalità? e se ce l’ha, a che gli serve se poi deve comunque accettare e obbedire?

Le risposte a queste domande sono oggi diverse da quelle di ieri. Fino a non molti anni fa, il minorenne era considerato solo un essere umano incopleto, che doveva essere condotto dagli adulti a diventare adulto egli stesso. Ma negli ultimi due – tre decenni, lo sviluppo delle scienze umane, come la psicologia, ha fatto si che al bambino venisse riconosciuto il valore di persona umana a tutti gli effetti, con dei diritti propri della sua età, qualunque sia il suo grado di sviluppo o la sua forza o la sua deboezza. Con la diffusione di queste idee, anche le leggi si sono adeguate. Il Codice civile italiano, per esempio, ora include il diritto dei minori ad essere educati, a ricevere un’istruzione adatta alle loro capacità, ad essere consultati se i genitori si separano, ad essere difesi dal Tribunale se non vengono trattati con le dovute precauzioni.

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