Quello che lo stato intende mettere in campo è un sistema horror, con stangate sulle case che porterebbero su le tasse, in alcuni casi, anche del 300%. Una follia tutta italiana infatti l’adeguamento dei valori del catasto a quelli di mercato porterebbe in media a un aumento dell’Imu, ad aliquote costanti, del 174 per cento.
I dati sono stati ricavati da un’analisi di Gino Pagliuca pubblicata sul Corriere. Pagliuca ha messo a confronto i valori medi a metro quadrato ricavati dalla banche dati catastali dell’Agenzia delle Entrate con quelli sui prezzi di vendita effettivi calcolati sempre dalle Entrate.
Scrive il Corriere: “Molto più rilevante sarebbe l’aumento (addirittura il 299 per cento a Milano) se invece che l’Imu si considerasse l’imposta di registro che grava sull’acquisto della prima casa, visto che si parte da una base imponibile più bassa (il coefficiente moltiplicatore delle rendite originarie è 168 per l’Imu e 115,5 per il registro). Abbiamo confrontato estimi e valori di mercato di due immobili reali, uno nei pressi di piazzale Libia a Milano il secondo a viale di Trastevere a Roma. Per l’appartamento milanese la differenza di imposte (sempre ad aliquote costanti) sarebbe del 162 per cento per l’Imu e del 281 per cento per il registro. La casa nella Capitale invece pagherebbe il doppio di Imu e il 235 per cento in più per l’imposta di registro”.
Ciò significa: “Se un appartamento oggi classificato come A3 (abitazione economica) classe 3 passasse a seguito di revisione alla classe 5 vedrebbe aumentare di colpo il suo valore fiscale del 40 per cento circa; se fosse classificato come A2 classe 5 l’aumento sarebbe di quasi l’80 per cento”.
In buona sostanza, in attesa della mitologica riforma del catasto, si potrà nel frattempo fare cassa procedendo a interventi mirati che avranno come risultato quello di un inevitabile aumento delle imposte per chi sarà oggetto della revisione.